22 maggio 2011

Questo film lo dedichiamo ai folli...

Amici lettori, in questi giorni sto leggendo un libro su Steve Jobs e per curiosità sono andato a rivedere alcune delle primissime pubblicità Apple di inizo anni 80. Questa in particolare era doppiata da Dario Fo.


"Questo film lo dedichiamo ai folli,
agli anticonformisti, ai ribelli,
ai piantagrane,
a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.

Costoro non amano le regole,
specie i regolamenti,
e non hanno alcun rispetto per lo
status quo.
Potete citarli,
essere in disaccordo con loro.
Potete glorificarli o denigrarli,
ma l'unica cosa che non potrete mai
fare è ignorarli.

Perché riescono a cambiare le cose,
perché fanno progredire l'umanità.
E mentre qualcuno potrebbe definirli
folli, noi ne vediamo il genio.

Perché solo coloro che sono abbastanza
folli da pensare di poter cambiare il
mondo, lo cambiano davvero
."

Quest'estate vuoi essere sirena o balena?

Si dice che una donna, di cui nn ci è pervenuta la tipologia fisica, abbia risposto alla domanda in quessti termini:
"Egregi sognori, le balene sono sempre circondate da amici(delfini, foche, umani curiosi), hanno una vita sessuale molto vivace ed allevano dei cucciole che allattano teneramente.Si divertono come pazze con i delfini e si strafogano di gamberetti.
Nuotano tutto il giorno e scoprono posti fantastici come la Patagonia, il mar di Bareno le barriere coralline del Polinesia. Cantano benissimo e registrano talvolta dei cd.
Sono impressionanti e sono amate, difese ed ammirate da quasi tutti.
Le sirene non esistono. Ma se esistessero farebbero la fila dagli psicologi in preda ad un grave problema di sdoppiamento di personalità(donna o pesce?)
Non avrebbero vita sessuale perchè ucciderebbero tutti gli uomini che si avvicinano(e del resto come farebbero?) Non potrebbero fare neanche bambini.
Sarebbero graziose, è vero,ma solitarie e molto tristi. E del resto chi vorrebbe vicino una ragazza che puzza di pesce?
Non ci sono dubbi, io preferisco essere una balena!
P.S. in quest'epoca in cui i media ci mettono in testa che solo le magre sono belle, io preferisco mangiare un gelato coi miei bambini, cenare con un uomo che mi piace, bere un bicchiere di vino bianco con i miei amici. Noi donne prendiamo peso perchè accumuliamo tanta di quella conosccenza che nella testa non ci sta più e si distribuisce in tutto il corpo. Noi non siamo grasse, siamo enormemente colte.
... ogni volta che vedo il mio sedere in uno specchio penso:"Mio Dio come sono intelligente!"

21 maggio 2011

Cari lettori espressivi eccovi un passo tratto dal film "Radiofreccia" inutile spiegare le emozioni che tira fuori...come sempre fatene buon uso!
Alla prossima...


Freccia: "Buonanotte... qui è Radio Raptus... e io sono Benassi... Ivan. Forse lì c'è qualcuno che non dorme, be' comunque che ci siate oppure no, io c'ho una cosa da dire. Oggi ho avuto una discussione con un mio amico; lui... lui è uno di quelli bravi, bravi a credere a quello in cui gli dicono di credere. Lui dice che se uno non crede in certe cose non crede in niente. Be' non è vero... anch'io credo...Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards.
Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese.
Credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi.
Credo che un'Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.
Credo che non sia tutto qua, però prima di credere in qualcos'altro bisogna fare i conti con quello che c'è qua, e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche Dio.
Credo che se mai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che se non leccherò culi come fa il mio caporeparto difficilmente cambieranno le cose.
Credo che c'è un buco grosso dentro, ma anche che il rock n' roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stronzate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono.
Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx.
Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri. Credo che per credere, certi momenti ti serve molta energia. Ecco, allora vedete un po' di ricaricare le vostre scorte con questo...




29 aprile 2011

Kant e il Tg2

cari lettori expressivi e non,
ieri leggevo questo articolo sul nuovo mensile di EMERGENCY (che vi consiglio vivamente perchè è un gran be giornale)e ho pensato che questo articolo facesse il caso nostro. Fatene buon uso! A presto...


A volte guardo la tv la notte, dopo aver letto un libro, non quelli di Kant che non li capisco, figurati se li capisco, non li capisce nemmeno Umberto Eco, come ci ha spiegato Giuliano Ferrara al teatro Dal Verme, con tante mutande stese dietro di lui e Iva Zanicchi al suo fianco (<<è chiaro professor Eco, è chiaro che lei legge Kant e non lo capisce?>>), figurati se lo capisco io, Kant.
A volte guardo i tg, come prima non si poteva fare, scegliendo quelli che preferisco e facendoli scorrere mentre scrivo o ascolto la musica, stanco per aver giocato a biliardino o discusso con gli amici o mangiato un po’ troppo, o tutte queste cose insieme, e per l’ora tarda, perché non guido una grande azienda e quindi non vado sempre a letto presto, perché fare tardi non è mica un male, non è mica brutta, la notte, non è bella soltanto per i vecchi arzilli che fanno i festini, la notte, anche bere una birra al pub, o leggere Hemingway fino a tardi non è male.
A volte guardo spezzoni di Sanremo che mi sono perso e mi ricordo che a me morire per l’Italia – mi dispiace per Benigni – non mi è mai piaciuta, come idea, che stringersi a coorte pronto alla morte – lo so che la Lega c’è – ma io spero di poter lottare per un mondo migliore senza stringermi a coorte, chè si sta stretti e non si ragiona bene, stretti a coorte. Perché lo so che c’è la Lega ma “nostra patria mondo intero”, per me resta una bella idea, suona meglio dell’inno di Mameli e di God Save the Queen e della Marsigliese, decisamente.
E delle volte guardo i tg del pomeriggio, la sera tardi e, un po’ per il sonno, un po’ perché nel frattempo ho messo i Pink Floyd nello stereo e Us and Them si mischia alla voce del conduttore, in ogni caso io mi diverto a guardare i tg del pomeriggio la sera tardi. Per esempio il Tg2 , la rubrica Costume e società, la puntata in cui si parlava dello stretching da scrivania, consigliato a chi passa molte ore davanti al computer e termina le sue giornate in preda al mal di testa da ufficio – il 46 per cento dei lavoratori – e questo per le posture sbagliate e lo stress legato allo svolgimento delle proprie mansioni. E allora Costume e società dà la parola agli esperti, afli studiosi, a chi ha affrontato la questione con tenacia, per anni e anni, e si può supporre che per questo sia in grado di fornire delle indicazioni efficaci per rimuovere il problema. E dunque: per combattere lo stress e la postura sbagliata occorre fare degli esercizi, con la testa, ma non se si soffre in maniera grave di artrosi, perché in quel caso è meglio andare dal medico.
La vita è storta, l’uomo è fatto da un legno storto e le rubriche dei telegiornali non possono raddrizzare tutto, come avrebbe scritto Kant.
(“Haven’t you heard it’s a battle of words/The poster bearer cried/Listen son, said the man with the gun/There’s room for you inside” - Us and Them, Pink Floyd, 1973).



Di Flavio Sorgia

8 aprile 2011

La scuola italiana

Ciao a tutti lettori espressivi e non, oggi mi è capitato tra le mie manuzze uno spezzone del film "Auguri Professore" con Sivio Orlando. Avete presente? Ad ogni buon conto mi son messa a sbobinare (per non perdere le buone abitudini universitarie) Eccovi l'estratto.

"Da che dipendeva?
Dal fatto che ero cresciuto in una scuola che non sapeva cosa fosse la gioia di vivere. Una scuola che sotto sotto predicava solo il castigo, la pena, il dolore.
Tema: la concezione del dolore in Manzoni e Leopardi. Riflessioni e commenti.


Quante palle. È questo che vuole da te la tua professoressa? La concezione che Manzoni e Leopardi hanno del dolore? …Stammi bene a sentire, raccontale questo alla professoressa: Leopardi riteneva che non se ne potesse più dei piagnistei. Lui pensava che la politica vera era dare al mondo occupazioni grandi, movimento, vita.
Lui pensava che il fallimento peggiore della politica stava nel non mettere a frutto gli ardori giovanili. Tu lo sai cosa sono gli ardori giovanili? È il desiderio di vivere che hai dentro…sì anche tu…e la rabbia per non poterlo gridare. Ricordo ancora quello sguardo miope che all’improvviso si accese di interesse e fu allora, per la prima volta, che scoprii che mi piaceva insegnare. Ad un tratto mi resi conto che trasmettere abilità rende abili, che trasmettere intelligenza rende intelligenti, che trasmettere speranza aumenta la speranza. Cominciai a insegnare per questo: per togliere l’opaco dagli occhi dei miei alunni.

La società adulta che non mette a frutto la vostra voglia di cambiare è una società da cambiare, il sistema che indirizza il vostro desiderio di vita verso cose meschine è colpevole..questo pensava Leopardi altro che la funzione del dolore, non se ne può più della funzione del dolore! Possibile che in questo paese non si riesca neanche a superare un esame per vigile urbano senza sospirare su come soffrivano Leopardi e Manzoni?


Siccome sono particolarmente buona qui sotto avete la magistrale interpretazione di Silvio Orlando ma noi mettiamoci del nostro! a presto....


4 aprile 2011

E crescendo impari.

E crescendo impari che la felicità non e' quella delle grandi cose.
Non e' quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi...
La felicità non e' quella che affannosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente,...
non e' quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari...,
la felicità non e' quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.

Crescendo impari che la felicità e' fatta di cose piccole ma preziose....
...e impari che il profumo del caffè al mattino e' un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.

E impari che la felicità e' fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi,
e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall'inverno, e che sederti a leggere all'ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.
E impari che l'amore e' fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,
e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.
E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccoli attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.
E impari che tenere in braccio un bimbo e' una deliziosa felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami...
E impari che c'e' felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'e' qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.
E, nonostante le tue difese,
nonostante il tuo volere o il tuo destino,impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.  ( Anonimo )